martedì 9 novembre 2010

Sulla crisi economica

Riporto questo mio post di Gennaio 2010 sul vecchio blog andato perduto ;)



Ho appena terminato una delle tante discussioni, a tavola con la famiglia. Tema del giorno: la crisi economica.
Capirne l’origine, capire se era evitabile, intuirne la durata… non è semplice. Vorrei solo limitarmi a porre l’accento su qualche aspetto, come semplice riflessione, senza aver la pretesa di “sviscerare” l’argomento.
L’economia si basa sul lavoro, finalizzato alla produzione di beni (e servizi) e sul consumo dei beni e dei servizi prodotti. L’equilibrio perfetto si ottiene quando tutti i soggetti coinvolti (le persone) hanno un’occupazione (cioè producono beni) e tutta la merce (o servizi) prodotta, viene consumata (in un lasso di tempo ragionevolmente breve).
Quando non vi è più richiesta di prodotti, ecco che inizia la recessione, la crisi. L’azienda che non produce deve (o vuole?) licenziare la forza lavoro in eccesso; questa forza lavoro si ritrova senza denaro per acquistare e consumare; le aziende che vendono si ritrovano meno consumatori … e quindi con meno domanda, e meno bisogno di produrre… E il ciclo continua; il solito gatto che si morde la coda.
Bene, oltre a questa fase, che può essere definita di “recessione” normale, da cui si esce dopo qualche anno (vedere “ciclo economico” http://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_economico), nel mondo, questa crisi è stata determinata dai famosi “sub-prime”, o meglio, da una crisi del settore creditizio bancario.
In sostanza si è prestato denaro, tanto denaro, facilmente, a soggetti che non potevano permettersi di ripagarlo. La forte presenza di denaro ( che ricordo, essere regolato dalle banche centrali mondiali, FED, BCE, Banca di Inghilterra, Banca del Giappone, e le banche nazionali asiatiche ) ha determinato un’impennata forte dei prezzi dell’investimento per eccellenza, gli immobili, le case.
Bene, esposti questi 2 fatti (e non opinioni) mi permetto di fare alcune considerazioni.
1. Una causa principale della scarsità di lavoro in Europa è dovuto principalmente alla forte delocalizzazione della manodopera dal proprio paese verso qualche “paradiso del lavoro” (per l’imprenditore)… Cina ed India in primis, quindi est europa.
Infatti, le stime economiche relative al Pil del 2010 per Cina ed India sono rispettivamente: +10% e +8%.
Cioè questi 2 colossi viaggiano a Pil a 2 cifre, cioè produrranno una “caterva” di beni, cioè… forte presenza di lavoro.
La delocalizzazione del lavoro dai nostri paesi verso quelli è dovuto alle seguenti cause:
a) Sia in Cina che in India la popolazione si è “livellata” in quanto ad istruzione e non solo. Molto del lavoro di concetto è stato delocalizzato li, perchè la popolazione ora, è istruita.
b) Ben più importante: un lavoratore cinese o indiano costa dai 100 ai 300 dollari al mese. Capirete dunque che un imprenditore non vede l’ora di andare a produrre la; la bilancia del ricavo – spese (compreso il costo per spedire la merce, di qua) sarà sempre positivo.
c) Nei paesi asiatici non si sono ancora “esportati” i diritti per il lavoratore. Molte volte un cinese o un indiano lavorano al limite dello schiavismo… creando un ovvia distorsione del mercato, della competitività delle aziende che non sfruttano etc.
2. Un’altra causa (ovvia) del calo dei consumi sui generi non di prima necessità, è ovviamente dovuto all’impennata del costo della vita di “base”. Dai generi di prima necessità, cibo etc, al costo degli immobili (affitti o vendita).
Bene, ora, senza voler rientrare in un discorso di “protezionismo”, il concetto di base è che finchè ci saranno paesi da “sfruttare”, finchè ci saranno valori “assoluti” differenti del costo della vita, finchè non si vigilerà in un certo qual modo sui prezzi, finchè esisteranno le speculazioni di qualsiasi sorta… finchè non si sistemeranno tutti questi problemi, i popoli, i poveracci (i manager no, ovviamente) passeranno attraverso queste crisi economiche.

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